Vi lascio un estratto del mio time-travel, "Oltre i confini del tempo", in vendita su amazon e kobo.
TRAMA:
Sara ha diciotto anni e sta passando un periodo difficile. Il suo ragazzo l'ha lasciata e a scuola non riesce a trovare la giusta concentrazione. Ma durante una gita scolastica in Puglia, la sua vita cambia di colpo: Sara si ritrova catapultata nel 1813, in un mondo a lei totalmente sconosciuto, alla mercé di un affascinante ladro gentiluomo che le fa battere forte il cuore. Ma chi è veramente Giulio Guadalupi? Un pericoloso brigante o un ricco aristocratico? Fra colpi di scena e situazioni esilaranti, Sara vivrà un'avventura fantastica e conoscerà il vero amore, quello capace di infrangere le barriere del tempo.
ESTRATTO:
Si
era rimessa in cammino da un bel po’, quando lo vide. Era un giovane alto,
vestito con una camicia di lino bianca e dei calzoni al ginocchio piuttosto
antiquati, chino sul fiume. Pareva intento ad abbeverarsi, come se non nutrisse
alcun timore di bere acqua non potabile o inquinata.
Sara stava per mettersi a correre verso di
lui, quando il giovane si voltò all’improvviso, sul viso un’espressione accigliata
e diffidente. Solo in quel momento si accorse che le stava puntando contro
un’arma: una di quelle pistole antiche che si vedono nei musei.
– Resta fermo lì, non un passo di più –
sibilò, feroce. I suoi occhi percorsero interamente la sua figura, come per
studiarne le forme. – Siete una donna – aggiunse, subito dopo. – Vestita in
quel modo vi avevo presa per un ragazzo.
Lo vide aggrottare la fronte e fare
qualche passo verso di lei, senza abbassare l’arma. – Non vorrai farmi credere
che quella cosa che hai in mano spara? – chiese Sara, indecisa se prenderla sul
ridere o irritarsi.
L’uomo continuò ad avanzare. – Oh, sì che
spara. E se non volete ritrovarvi con un bel buco nel cuore, fareste bene a non
muovervi.
Sara trattenne il respiro. Lo sconosciuto
aveva un fisico asciutto e agile, indiscutibilmente minaccioso. Le sopracciglia
erano ben disegnate e i grandi occhi, color azzurro ghiaccio, la stavano
fissando intensamente.
Deglutì.
Aveva senza ombra di dubbio le sembianze di un brigante, uno di quelli che si
vedono nei film storici. Persino i capelli gli davano quell’aspetto: erano
scuri e lunghi, raccolti in una coda di cavallo con un laccio di cuoio.
– Ma chi diavolo sei? Un pazzo che si
diverte a terrorizzare le ragazze indifese?
Lui rise. Una risata bassa, gutturale e
tremendamente sexy. – Scusate se mi permetto, ma non avete affatto l’aria della
ragazza indifesa. Per quale motivo siete vestita come un uomo?
Sara abbassò lo sguardo. Indossava una
camicia, un paio di leggings e stivali. – Non sono vestita da uomo! – sbottò
esasperata. – I leggings sono indiscutibilmente un indumento femminile. E la
camicia…
– State cercando di confondermi con un
linguaggio bizzarro? Ebbene, risparmiate il fiato. È piuttosto evidente che
siete vestita da uomo. Le donne non indossano brache e stivali. Che ne è di
corsetto, sottogonne, pizzi e seta?
Il sorriso dello sconosciuto si fece
ironico, ma non fu quello a turbarla. – Corsetto? Sottogonne? Ma di cosa stai
parlando?
– Dell’abbigliamento consono a una
fanciulla. E, ditemi, cosa ci fate tutta sola in aperta compagna? Non avete
paura di essere assalita dalla banda di Papa Ciro?
Sara sbatté le palpebre. Si sentiva
confusa. – Chi? – che lei sapesse l’ultimo Papa si chiamava Francesco, non
Ciro.
L’uomo inarcò le sopracciglia. – Non avete
mai sentito parlare di Papa Ciro e la sua banda di briganti?
Sara scosse la testa. – Francamente no.
Chi sarebbe costui?
L’uomo si grattò la testa con la mano
libera, mentre nell’altra continuava a impugnare la pistola.
–
Voi ferite il mio orgoglio. Avete davanti proprio uno dei suoi seguaci, sapete?
Ci diamo tanta pena per saccheggiare i dintorni e la gente neppure sa chi
siamo! Un vero colpo al cuore.
Il suo tono era ironico, ma Sara intuì che
si sentiva spiazzato. Beh, lei non era da meno.
– Ancora non hai risposto alla mia
domanda. Chi diavolo è questo Papa Ciro?
– Il suo vero nome è Ciro Annicchiarico.
Un tempo faceva parte del clero, ma adesso è diventato il capo di una banda di
briganti.
Sara era sempre più peplessa. – Un prete
che ruba? Oddio, meglio che essere pedofilo in fondo.
Lui aggrottò la fronte. – Pedofilo? Come
diamine parlate, si può sapere?
Brigante o no, la persona che aveva di
fronte doveva essere un bell’ignorante.
Sara alzò gli occhi al cielo. – I pedofili
sono quelli che stuprano i bambini.
Un altro sorrisino ironico fece capolino
sul suo viso abbronzato. – Una signora non dovrebbe nemmeno affrontare certi
argomenti. Comunque potete star sicura, a Ciro piacciono le donne, non i
ragazzini. E anche al sottoscritto.
Finita la frase, riprese a fissarla lentamente,
da capo a piedi, percorrendo con occhi insolenti ogni parte del suo corpo, per
poi indugiare lo sguardo sulla scollatura della camicia. Per quale motivo la
guardava in quel modo?
Sara sbuffò. – Quindi derubate la gente? È
per questo che mi stai puntando contro quella “cosa”? – indicò quell’arma
antiquata, non sapendo come altro definire quel pezzo da museo – Vuoi i miei
soldi?
Aprì lo zaino con gesti impazienti. Ci
mancava anche lo scippatore! Quella doveva essere la sua giornata sfortunata.
Tirò fuori il portafogli e gettò per terra delle banconote. – Ecco, è tutto
quello che ho!
Il ladro fece una smorfia. – Cosa pensate
che dovrei farci con quei pezzi di carta?
Pezzi di carta? Erano ben cento euro!
Sara incrociò le braccia sul petto. – Se
non ti interessano i miei soldi, allora cosa vuoi da me?
Lui fece un altro passo verso di lei, gli
occhi fissi nei suoi. Sembrava un felino che girava intorno alla preda e un
brivido di apprensione la inchiodò al suolo.
– Domanda interessante – fece il brigante,
scostando una ciocca di capelli che gli era ricaduta sulla fronte. – Potrei
fare molte cose con voi, ma non ora. Adesso dobbiamo andarcene da qui. Mi
stanno alle costole e non ho alcuna intenzione di farmi trovare.
Sara
spalancò gli occhi, inorridita. – Io non vengo da nessuna parte con te!
Si voltò di scatto, cominciando a correre
all’impazzata. Era senza fiato, ma continuò ad andare avanti, facendosi strada
fra gli olivi che circondavano il letto del fiume e ignorando i sassi e le
buche nel terreno che la facevano sbandare.
Gocce di sudore le imperlavano la fronte.
Non avrebbe resistito a lungo, ma non poteva cedere. Nella sua mente c’era
un’unica certezza: doveva fuggire via da quel pazzo. Poi un pesante colpo a un
fianco la fece cadere a terra. Il dolore fu lancinante e le tolse il poco fiato
che le era rimasto. Un paio di mani l’afferrarono, girandola bruscamente,
finché non si ritrovò a fissare gli occhi glaciali del brigante, o quello che
era.
–
Dove diavolo credete di andare? Se pensate che vi lasci libera di correre a
denunciarmi, vi sbagliate di grosso.
Sara sputò qualcosa per terra. Forse
sangue. Nella caduta si era rotta il labbro inferiore che sanguinava
copiosamente. La testa le girava come in un vortice.
– Non ho intenzione di denunciare nessuno
– disse, non appena ritrovò un po’ di fiato. – Voglio solo tornare a casa.
Lacrime di frustrazione le offuscarono la
vista mentre lui la afferrava per le braccia, impedendole i movimenti.
– Pensate che vi creda?
– Ti prego, lasciami andare.
Il corpo del brigante la schiacciava sotto
al suo peso, togliendole il respiro. Inaspettatamente riprese a fissarla in un
modo strano.
– Chi diavolo siete?
Con la mano le sfiorò il labbro
sanguinante, per poi scendere con esasperante lentezza lungo la guancia e sul
collo.
– Cosa diavolo stai… – Sara era sempre più
turbata. Non voleva pensare alle sensazioni provocate da quelle carezze. Non
ora. – Toglimi le mani di dosso!
Lui la ignorò. Continuando a tenerla
inchiodata a terra, le afferrò il mento. Sara cercò di divincolarsi, ma l’uomo aveva
dita d’acciaio. – Avete la pelle di una gran dama – riprese, come se stesse
riflettendo ad alta voce. – E un ottimo profumo, di certo costoso. Non ne ho
mai sentito uno uguale.
Sara si sentì il cuore in gola. Cosa
intendeva farle? Cercò di respirare normalmente, ma era difficile con lui che
muoveva quella mano su di lei con una disarmante familiarità.
Si ritrovò a fissare i suoi occhi di
ghiaccio con sguardo supplice. Ma lui non la lasciò andare e continuò la sua
esplorazione, insinuando una mano sotto la sua camicetta.
All’improvviso lo sentì imprecare
sottovoce. – Diamine, non indossate biancheria intima?
Sara trattenne il fiato. Le sue dita ora
le stavano accarezzando l’addome, fino a raggiungere l’ombelico. Avrebbe dovuto
scalciare, lottare in qualche modo, invece si sentiva come paralizzata. Perché
non aveva indossato una canotta sotto la camicia?
Finalmente il brigante la lasciò andare.
Con un movimento fluido si alzò in piedi, sollevandola di peso. Sembrava
sofferente. Forse nella caduta si era ferito a sua volta, sebbene non mostrasse
lacerazioni evidenti.
Una volta in piedi, Sara lo fissò sospettosa.
– Mi lascerai andare?
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