Estratto da "La figlia del re di Francia"
Angelique era stata aiutata dalla giovane domestica a liberarsi del vestito ed ora sedeva davanti allo specchio, solo con il bustino di seta e la sottogonna. Era terribilmente inquieta. La cena in compagnia di Vincent non era andata come si sarebbe aspettata. Pensava di condurre lei il gioco, non si era mai sentita intimorita da un uomo; lui invece la sconvolgeva. I suoi occhi posati su di lei la facevano tremare e non si sentiva più padrona delle proprie azioni.
Mentre si spazzolava i lunghi capelli udì dei passi nel corridoio. Riconobbe la sua andatura e l’agitazione la invase. Lo sentì fermarsi proprio innanzi alla sua stanza e battere con forza alla porta. Pareva irritato ed ebbe l’impressione che, se non avesse aperto, sarebbe arrivato a sfondare l’uscio, pur di entrare. Effettivamente non si era comportata nel migliore dei modi con lui. Rinfacciargli il fatto di essere un rubacuori era stato oltremodo maleducato, se ne rendeva conto. Eppure esitava a farlo entrare. Temeva che, se l’avesse fatto, avrebbe finito per cadere anche lei fra le sue braccia. Si sentiva assai vulnerabile quella sera, forse anche per merito del vino. Col cuore in gola si alzò ed armeggiò col chiavistello. Quando lo ebbe sganciato egli spalancò la porta ed entrò.
La sua espressione era truce, al punto che, spaventata, Angelique afferrò il suo fioretto e lo puntò nella sua direzione.
“Come osate entrare in questo modo in camera mia, a quest’ora della sera?” Lo apostrofò.
Vincent le rivolse un sorriso beffardo.
“Volete battervi a duello?” Estrasse anch’egli la sua spada dal fodero. “In guardia, allora!”
Angelique parò il primo assalto e indietreggiò. Si sentiva i nervi a fior di pelle, non le era mai accaduto in uno scontro. Il conte era molto abile, si muoveva con agilità e a un tratto riuscì a disarmarla. La ragazza si trovò immobilizzata con le spalle al muro. Con un’ultima stoccata egli le lacerò il bustino e Angelique cercò di coprire le proprie nudità con le mani. A quel punto il conte le fu addosso e la sollevò tra le sue possenti braccia.
“Non oserete toccarmi?” Protestò la fanciulla, cercando di liberarsi. “Lasciatemi andare!”
Ma il conte la gettò sul letto e le fu subito sopra, impedendole di fuggire via.
“Vi ricordo che siete stata voi a sfidarmi”, la canzonò, “Non avrete paura, adesso.”
Angelique gli lanciò uno sguardo furente. Probabilmente fu per orgoglio che rispose: “Paura di voi? State scherzando?”
“Ebbene, ho in mente un altro tipo di battaglia per voi, mademoiselle.”
La voce di lui era roca ed ella fu colta dal panico. Quel terreno le era sconosciuto, non poteva certo pensare di uscirne vittoriosa come in un duello con la spada. Deglutì a fatica mentre il conte aggiungeva: “Dopo tutto l’avete detto voi stessa che non mi tiro mai indietro di fronte a una nuova conquista, non è così?”
Angelique tentò di scalciare ma il peso di lui la schiacciava. Non voleva diventare banchetto delle sue voglie però, al tempo stesso, quell’uomo la attraeva. Si era tolto la giacca e la camicia di lino, gettandole a terra, ed ella si ritrovò ad ammirare la perfezione delle sue spalle da dio greco ed il torace muscoloso. Le piaceva il profumo della sua pelle; un misto di tabacco e acqua di colonia. I capelli di lui erano sfuggiti al nastro di velluto ed ora gli ricadevano in avanti, sfiorandole il viso.
Angelique fu colta da uno strano senso di torpore, al punto che non riusciva più a pensare, né a reagire.
Intanto, tenendola ferma con la mano sinistra, con la destra si era slacciato la cintura dei calzoni. Le sue labbra frementi la baciarono sul collo e nell’incavo fra i seni.
Angelique non aveva mai provato nulla di simile e si arrese definitivamente. Poi il conte si impossessò della sua bocca e la baciò con una tale intensità da lasciarla senza fiato.
“Allora”, le disse con un sorrisino divertito, “Non è più eccitante combattere in questo modo?” Ella non rispose. Si sentiva in balia di sensazioni a lei sconosciute e si limitò a fissare i suoi occhi verdi. Il suo sguardo era indecifrabile; sembrava divertito ma al tempo stesso era come se si sentisse soggiogato da lei.
In quella lotta non si capiva più chi fosse il vinto e chi il vincitore.
Il conte le sollevò la sottogonna. Angelique sentì il suo sesso che premeva lì, in quel punto. Stava cercando di entrare ed un dolore acuto le strappò un lamento.
“Vi faccio male?” Ora sembrava apprensivo nei suoi confronti.
“Per me è la prima volta. Io non ho mai…”
Si interruppe mordendosi un labbro. Si sentiva così sciocca.
Lui la baciò nuovamente sulla bocca, questa volta con estrema dolcezza.
“Cercherò di far piano”, la rassicurò, “Sentirete meno dolore, ve lo prometto.”
Angelique sapeva che non avrebbe dovuto abbandonarsi a lui in quel modo ma tanto cosa aveva da perdere? Che senso aveva mantenere la verginità se non desiderava sposarsi, ma solo portare a termine la sua vendetta? E chi meglio del conte sapeva far provare piacere a una donna al punto da annullare ogni sua difesa? Si rese conto che anche lei lo desiderava.
Egli mantenne la parola; si mosse con gesti lenti e piano piano il dolore fu sostituito da una sensazione piacevole. Angelique chiuse gli occhi, assecondando i suoi movimenti, come d’istinto. Quella notte, fra le braccia del conte disse addio alla sua fanciullezza.
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