Estratto da "Prigioniera del tempo"
Rimase lì seduta a pensare per parecchio tempo e solo quando si rese conto che la sua presenza in quel posto ormai era inutile si decise a scendere attraverso lo stretto passaggio, fino all’uscita.
Aiutata dalla luce della luna, si fece strada in direzione del palazzo di Santa Maria e si intrufolò all’interno. I piedi le facevano male, non essendo abituata a camminare scalza, e si sentiva mezza congelata. Non vedeva l’ora di mettersi sotto le coperte, in attesa del mattino, e stava per salire le scale quando un rumore improvviso la bloccò.
La loggia al piano terra non era rischiarata da nessuna luce, tuttavia riuscì a scorgere delle ombre dietro a una colonna.
Si nascose per non essere vista e cercò di distinguere meglio quelle inquietanti figure. All’improvviso trasalì nel riconoscere il profilo minaccioso di Rodrigo Borgia, ovvero papa Alessandro VI. Persino l’oscurità non poteva nascondere la volgarità dei suoi lineamenti: Il mento sporgente, il prominente naso e le labbra incurvate in un sorriso lascivo.
Solo in quell’istante capì che l’altra ombra apparteneva a una donna. Era una giovane di gran fascino, sebbene non eguagliasse quello di Giulia Farnese, detta la bella.
Gli occhi erano grandi e di una sfumatura fra il grigio e l’azzurro e i capelli, di un biondo ramato chiaro, erano stati acconciati in tanti riccioli che le ricadevano sulla schiena e sulle spalle.
Elisa si avvide che aveva il corpetto dell’abito allentato e che Rodrigo le stava baciando i seni, succhiando i capezzoli con estrema voracità. Lei gemeva piano e lo incitava a continuare.
Elisa arrossì, ma non riusciva a distogliere lo sguardo. Stava chiedendosi chi fosse quella fanciulla quando qualcuno alle sue spalle l’afferrò e le tappò la bocca per impedirle di urlare.
Elisa scalciò terrorizzata ma fu presa di peso e trascinata lontana dalla loggia. Solo a quel punto il suo aggressore parlò: “Shhh, sono io Cristiano. Adesso ti lascio andare ma non gridare, mi raccomando!”
Elisa aveva il cuore che le batteva furiosamente in petto e, non appena lui la liberò dalla sua stretta, si accasciò a terra ancora atterrita dalla paura.
“Ma sei impazzito?” Fece in un sussurro. “Mi hai terrorizzata!”
“Non potevo permetterti di farti scoprire”, spiegò lui dispiaciuto, “Se avessi parlato si sarebbero accorti della nostra presenza. Ma si può sapere perché ti aggiravi per il palazzo come un fantasma? E mezza nuda per di più?”
Elisa sospirò e rispose: “Mi era venuto in mente un modo per tornare nella mia epoca. Ho pensato che ripercorrendo lo stesso percorso fatto per arrivare qui avrei trovato il varco nel tempo e mi sarei ritrovata nel 2009.”
“E non sei riuscita?” si informò curioso Cristiano. In realtà trovava stranamente fastidiosa anche solo l’idea che lei potesse andarsene per sempre da lì.
Elisa scosse la testa in segno di diniego. “No, purtroppo. La botola da cui ero arrivata era chiusa a chiave e non ho idea di chi abbia quella chiave!”
Cristiano trattenne un sospiro di sollievo. Poi Elisa lo fissò intensamente. “Chi era la ragazza con Sua Santità?”
Lui scrollò le spalle. “Oh, quella. Era sua figlia Lucrezia.”
“Chi?” Non riusciva a crederci. Era troppo assurdo. La giovane con cui stava amoreggiando Rodrigo Borgia era la sua stessa figlia? La famosa Lucrezia Borgia? “Non può essere!”
“Eppure è proprio così. Chi è a stretto contatto con la famiglia Borgia, come me, sa perfettamente del rapporto incestuoso che si consuma fra il papa e madonna Lucrezia.”
“Cazzo!”
Cristiano sorrise debolmente. Non aveva perso il vizio di parlare in modo scurrile, nonostante le sue lezioni. Pur tuttavia cominciava a trovarlo divertente. Era un tratto indistinguibile di Elisa e a lui piaceva tutto di lei.
“Capisci perché ti ho impedito di commettere una sciocchezza? Se ti avessero scoperta Sua Santità ti avrebbe fatta imprigionare e forse anche uccidere. Il popolo romano ha una predilezione per Lucrezia. La considerano come la vergine Maria: gentile e pura. Se scoprissero questa relazione illecita fra padre e figlia ci sarebbe un’insurrezione e Alessandro VI non lo vuole di certo.”
Elisa lo fissò attonita. Quella famiglia cominciava a incuterle un serio timore e capì che sarebbe stato meglio per lei ritrovare al più presto la strada di casa.
Aiutata dalla luce della luna, si fece strada in direzione del palazzo di Santa Maria e si intrufolò all’interno. I piedi le facevano male, non essendo abituata a camminare scalza, e si sentiva mezza congelata. Non vedeva l’ora di mettersi sotto le coperte, in attesa del mattino, e stava per salire le scale quando un rumore improvviso la bloccò.
La loggia al piano terra non era rischiarata da nessuna luce, tuttavia riuscì a scorgere delle ombre dietro a una colonna.
Si nascose per non essere vista e cercò di distinguere meglio quelle inquietanti figure. All’improvviso trasalì nel riconoscere il profilo minaccioso di Rodrigo Borgia, ovvero papa Alessandro VI. Persino l’oscurità non poteva nascondere la volgarità dei suoi lineamenti: Il mento sporgente, il prominente naso e le labbra incurvate in un sorriso lascivo.
Solo in quell’istante capì che l’altra ombra apparteneva a una donna. Era una giovane di gran fascino, sebbene non eguagliasse quello di Giulia Farnese, detta la bella.
Gli occhi erano grandi e di una sfumatura fra il grigio e l’azzurro e i capelli, di un biondo ramato chiaro, erano stati acconciati in tanti riccioli che le ricadevano sulla schiena e sulle spalle.
Elisa si avvide che aveva il corpetto dell’abito allentato e che Rodrigo le stava baciando i seni, succhiando i capezzoli con estrema voracità. Lei gemeva piano e lo incitava a continuare.
Elisa arrossì, ma non riusciva a distogliere lo sguardo. Stava chiedendosi chi fosse quella fanciulla quando qualcuno alle sue spalle l’afferrò e le tappò la bocca per impedirle di urlare.
Elisa scalciò terrorizzata ma fu presa di peso e trascinata lontana dalla loggia. Solo a quel punto il suo aggressore parlò: “Shhh, sono io Cristiano. Adesso ti lascio andare ma non gridare, mi raccomando!”
Elisa aveva il cuore che le batteva furiosamente in petto e, non appena lui la liberò dalla sua stretta, si accasciò a terra ancora atterrita dalla paura.
“Ma sei impazzito?” Fece in un sussurro. “Mi hai terrorizzata!”
“Non potevo permetterti di farti scoprire”, spiegò lui dispiaciuto, “Se avessi parlato si sarebbero accorti della nostra presenza. Ma si può sapere perché ti aggiravi per il palazzo come un fantasma? E mezza nuda per di più?”
Elisa sospirò e rispose: “Mi era venuto in mente un modo per tornare nella mia epoca. Ho pensato che ripercorrendo lo stesso percorso fatto per arrivare qui avrei trovato il varco nel tempo e mi sarei ritrovata nel 2009.”
“E non sei riuscita?” si informò curioso Cristiano. In realtà trovava stranamente fastidiosa anche solo l’idea che lei potesse andarsene per sempre da lì.
Elisa scosse la testa in segno di diniego. “No, purtroppo. La botola da cui ero arrivata era chiusa a chiave e non ho idea di chi abbia quella chiave!”
Cristiano trattenne un sospiro di sollievo. Poi Elisa lo fissò intensamente. “Chi era la ragazza con Sua Santità?”
Lui scrollò le spalle. “Oh, quella. Era sua figlia Lucrezia.”
“Chi?” Non riusciva a crederci. Era troppo assurdo. La giovane con cui stava amoreggiando Rodrigo Borgia era la sua stessa figlia? La famosa Lucrezia Borgia? “Non può essere!”
“Eppure è proprio così. Chi è a stretto contatto con la famiglia Borgia, come me, sa perfettamente del rapporto incestuoso che si consuma fra il papa e madonna Lucrezia.”
“Cazzo!”
Cristiano sorrise debolmente. Non aveva perso il vizio di parlare in modo scurrile, nonostante le sue lezioni. Pur tuttavia cominciava a trovarlo divertente. Era un tratto indistinguibile di Elisa e a lui piaceva tutto di lei.
“Capisci perché ti ho impedito di commettere una sciocchezza? Se ti avessero scoperta Sua Santità ti avrebbe fatta imprigionare e forse anche uccidere. Il popolo romano ha una predilezione per Lucrezia. La considerano come la vergine Maria: gentile e pura. Se scoprissero questa relazione illecita fra padre e figlia ci sarebbe un’insurrezione e Alessandro VI non lo vuole di certo.”
Elisa lo fissò attonita. Quella famiglia cominciava a incuterle un serio timore e capì che sarebbe stato meglio per lei ritrovare al più presto la strada di casa.
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